La scimmia del vinile

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Nella giungla più profonda si nasconde un primate vestito di un materiale nero, un polimero del cloruro di vinile.

Questo primate è molto piccolo, sfrutta le orecchie per infilarsi nel cervello umano e attraverso le onde sonore manipola i pensieri e i desideri con il principale obiettivo di svuotare i portafogli.

La scimmia del vinile, quasi estinta negli anni ’90, sta tornando a ripopolare i crani dei maschi più anziani (o dei giovani che però sono vecchi dentro).

Negli ultimi anni anche io, che vecchio dentro lo sono sempre stato, sono stato contagiato da questa scimmia. Tutto è partito (da un mio caro amico perciò ti dico fidati quando ti dico) dalla malattia per i negozi e bancarelle di usato.

Non riesco a resistere. Il desiderio di entrare in quelle sporche macchine del tempo o vedere quegli incasinati banchetti misto all’aspettativa di stupore legato al non sapere cosa trovare misto alla prospettiva di fare un buon affare (che si rivela poi un buon affare per chi mi vende le cose) mi attira senza possibilità di resistere. Andare nei negozi di usato mi rilassa infinitamente.

Questi negozi o bancarelle sono sempre pieni di dischi in vinile (l’80% sono musica classica, canzoni popolari o Fausto Papetti), e a me i dischi in vinile sono sempre piaciuti. Quando ero un marmocchio mi sembravano una magia della tecnica, ma non avevo possibilità di ascoltarne molti: l’unico giradischi era in casa dei nonni. Ricordo nitidamente un LP dello Zecchino d’oro e un disco in piemontese con una canzone su di una vecchia: “A Turin a ie na veja/ie na veja sensa dent/ a l’è n’daita n’t na piaza/ l’à dait man al pi galant”.

Nell’ultimo anno mi sono attrezzato per bene: dischi ereditati in giro e dischi comprati, giradischi regalato da un’amica, mobile adatto. La scimmia è completamente cresciuta.

Le ragioni per un ritorno al vinile possono essere tante.
Per quelle tecniche (ascolto caldo, armoniche pari ecc…) ci vorrebbe un articolo dedicato (o un sito dedicato) e un po’ di studio per non dire vaccate. La mia coscienza ha trovato anche una ragione economica: non disponendo di capitali da investire vede ogni vinile come parte di una serie di microinvestimenti molto diversificati ad alto margine e ad alto rischio. La mia coscienza non ha mai fatto grandi affari. Da appassionato di musica, di storia di musica e di storie di musica trovo nel vinile quel collegamento diretto e materiale con pezzi di storia che non ho vissuto. Posso tenere in mano un disco creato materialmente nell’anno di uscita di tale album, che ha viaggiato nel tempo per arrivare fino a me; un vinile ascoltato da chi all’epoca ha comprato quel disco pagandolo in lire il prezzo di copertina. Posso toccare la storia della musica.

Non sono l’unico e i dati parlano chiaro, il vinile è in ripresa, in crescita e muove qualche soldo; ne hanno parlato Wired, Linkiesta e molti altri. Basta fare una ricerca superficiale che saltano fuori un sacco di cose interessanti.

Su internet si trova anche un ottimo sito (o portale, o social network) sui supporti fonografici (vinili e cd): DiscoGS.
Utilissimo per capire le edizioni dei vinili basandosi sui numeri di serie stampati sopra, per capire le quotazioni e per trovare tutti i dischi possibili ed immaginabili.
Non ho ancora acquistato nulla via web ma sicuramente finirò per farlo.
A differenza di flickr che mi fa andare nei matti, DiscoGS è abbastanza fluido, leggero (alcune volte cade anche lui o non porta a termine le ricerche per problemi del server) e intuitivo. Si può creare il proprio profilo (oltre a comprare e vendere dischi), caricare la propria collezione e la propria wantlist (il sito vi notificherà ogni volta che un disco della vostra wantlist viene messo in vendita).
E se proprio volete andate a sbirciare la mia collezione (i Duran Duran non li ho comprati, mi sono arrivati, li cedo al miglior offerente).

Da leggere sull’argomento “L’ultimo disco dei Moichani”, racconto di uno dei gestori di BackDoor, negozio di dischi in Vinile e CD in via Pinelli (non ci ero mai entrato fino a qualche settimana fa, mi sono sentito molto in soggezione; era come entrare nel libro. Ci tornerò per un autografo). Un racconto colorito e molto divertente dal mondo degli amanti dei vinili, una categoria di disadattati con il portafoglio bucato, un affresco di una piazza italiana (torinese) popolata di tamarri, terroni, mercatari e vecchie signore piemontesi. Da possedere.

Concludo con qualche titolo che ancora non ho ma che voglio acquistare (wantilist):
Aqualung – Jethro Tull
In The Court Of The Crimson King – King Crinsom
IV – Led Zeppelin
Wish You Were Here – Pink Floyd
Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band – The Beatles
British Steel – Judas Priest
Kansas – Kansas
Boston – Boston
Chicago Transit Authority – Chicago

In coda segnalo la pagina wikipedia riguardante il vinile, una signora pagina ben scritta.
 

 

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