The most Italian story of all times – (di)missioni impossibili

Premessa

Quella che state per leggere è una storia solamente, tipicamente, intensamente (e altri avverbi che finiscono in mente) italiana.
È il racconto di quello che mi è successo il 29 settembre 2017, ovvero il giorno in cui dovevo dare le dimissioni.
Ipotizzando che un danese venga a chiederci “Ehi, tu, mangiaspaghetti! Com’è stare in Italia?” La risposta può essere questo racconto ma anche “Mangiaspaghetti la tua sorella!”.
Ci sono dentro secoli di storia, miti e inefficienze, potrei pre-elencarli ma rovinerei sorprese e il piacere della lettura.

Noi, popolo di santi, navigatori e dimissionari.

Prefazione

L’istituto delle dimissioni è stato riformato. Le dimissioni telematiche sono entrate in vigore nel marzo 2016. In pratica se prima mandavi la raccomandata, oggi devi recarti a un patronato o a un sindacato e completare una procedura telematica (la riforma è stata voluta per evitare la pratica delle dimissioni in bianco).
A marzo del 2016 discutevo con un mio collega riguardo l’inopportunità di questa nuova procedura.
Fantasticavamo di scenari in cui un lavoratore dimissionario esegue in qualche luogo pubblico la procedura, ma le lacunose reti delle pubbliche amministrazioni fanno sí che la procedura si blocchi a metà creando il paradosso di un disoccupato non dimesso che quindi non può essere assunto e rimane senza lavoro e stipendio. E muore.
In quell’occasione abbiamo criticato il “governo e i matusa”. Il “governo e i matusa” hanno avuto la loro il 29 settembre 2017.

Prologo

A marzo 2017 ho dato delle dimissioni perché ho accettato un’offerta di lavoro. Sono uscito dall’azienda A per andare all’azienda B.
Dopo sei mesi di lavoro in B ho ricevuto “l’offerta della vita” dall’azienda C e un po’ a malincuore ho deciso nel giro di mezza giornata di lasciare B.
Dovendo e volendo cominciare con C nella seconda metà di ottobre e dovendo dare 15 giorni di preavviso, che decorrono dal primo o dal 15 del mese, mi sono trovato obbligato a dimettermi il 29 settembre 2017.

Sono da tempo iscritto al sindacato di quell’esplosione di presobenismo della Camusso: la CGIL.
Sono un orgoglioso iscritto alla CGIL, così orgoglioso che non l’ho mai detto a nessun datore di lavoro.
A marzo 2017 per dimettermi da A sono andato un lunedì mattina alla CGIL di via Coppino, a Cuneo. Per essere precisi la CGIL si trova a 230 metri da casa mia, 92 secondi, 212 passi (se rutto mi sentono anche da lì).
Mi ci sono recato con mia figlia e in 15 minuti tutto fatto: ero dimesso da A e pronto per lavorare presso B. Semplicissimo.

Il 28 settembre 2017 sera ho detto:
“Domattina vado a dimettermi da B per lavorare presso C. Vado alla CGIL e poi a lavoro, e nel tragitto mi compro anche la pizza”.
La mia compagna Andrea, peró, mi ha ricordato:
“Domani è chiuso, il 29 settembre è festa per il SANTO PATRONO di Cuneo, S. Michele”.
Prima bestemmia.
Andrea mi ha suggerito quindi di recarmi a Saluzzo, che tanto lì S.Michele non se lo filano.
“Ottima idea!”

Decido di partire alle ore 08:30 del 29 settembre 2017 per la CGIL di Saluzzo.

The most Italian story of all times – (di)missioni impossibili

Cielo grigio su.
Parto da casa con la macchinina, fiducioso nella vita e nel futuro, in direzione Via Bagni – Saluzzo. Traffico intenso in ingresso a Saluzzo, alle 09:00 arrivo, parcheggio in retro difficile riuscito al primo colpo (dopo anni ho quasi imparato) proprio fronte CGIL, tutto fila liscio.
Le sedi CGIL si riconoscono per i capannelli di gente incazzata che staziona fuori e dentro, lì tuttavia erano meno del solito. Bene.
Entro e non capisco a chi devo rivolgermi, è una sede confusionaria. Chiedo se devo prendere il numero ad un uomo di mezza età che mi risponde mangiandosi tutte le parole, sono confuso.
Cammino, entro in una stanza aperta e vedo due anziani seduti di cui uno ad una scrivania. Se è alla scrivania ha dell’autorità, penso, quindi gli sottopongo la mia questione:
“Salve, sono un iscritto, dovrei fare le dimissioni.”
“No, stamattina non c’è, non si può”.
Mi risponde con la gioia di procurarmi fastidio, si vede che mi odia, che odia tutti i giovani. È sicuramente in pensione da almeno 20 anni e odia i giovani perché non fanno un cazzo.
“Ok, ma io devo darle tassativamente oggi, vengo da Cuneo apposta perché lí è tutto chiuso per il Santo Patrono!”
“Deve tornare magari questo pomeriggio.”
“No, non posso, devo lavorare, dovrei essere a lavoro anche adesso…”
“Eh ma adesso non c’è nessuno!”
“Ok, esiste un altro posto a Saluzzo dove posso andare?”
“Ah, devo mandarla alla concorrenza, al patronato, alla CISL.”
“Al patronato o alla CISL?”
“Al patronato, alla CISL.”
“…”
“…”
“Ok, dov’è? A che indirizzo?”
“In corso Piemonte, di fronte alla farmacia, ci sono due farmacie, di fronte all’altra farmacia.”
“Ok… sa l’indirizzo?”
“Corso Piemonte, c’è una bandiera, è di fronte alla farmacia!”
“Si ricorda il numero?”
“C’è una bandiera.”
La cosa mi sfianca. Smetto, ringrazio e vado verso la bandiera. Non sarà sicuramente più difficile che interloquire con questo residuato di welfare.

Mi sposto verso Corso Piemonte aiutandomi con il telefonino (che però è Windows, quindi mi aiuta solo fino ad un certo punto). La bandiera mi guiderà.
Arrivo in corso Piemonte e scopro che È TAPPEZZATO DI BANDIERE TRICOLORI. Una ogni 2 metri! Hanno riempito la città perché la prossima settimana ci saranno gli ALPINI.
Sono in uno scherzo, penso all’assurdo, agli Alpini e ai Patroni, penso che dovrò scrivere qualcosa su facebook in merito a questa buffa storia, ma è SOLO L’INIZIO.
Come cazzo trovo il posto giusto?
Cerco farmacie, e tra i mille tricolori spunta la bandiera della CISL.
Bestemmia vessillologica.

09:40
Entro alla CISL e ho un po’ paura che mi mandi alla UIL, ma non succede.
Salgo e racconto la mia storia alla gentile signora (che chiamerò Carmen): Dimissioni-Patrono-CGIL-Alpini.
Carmen mi spiega che anche da loro le dimissioni si fanno solo il pomeriggio.
“Non può tornare oggi pomeriggio?”
“No, non posso…”
“Può andare a Bra allora, questa mattina lo fanno a Bra!”
“A Bra?!?! E va beh, andrò a Bra.”
Devo chiudere la storia entro la mattinata assolutamente.
Mentre attendo che mi dia l’indirizzo, il telefono di Carmen suona: la stanno chiamando per questioni di ISEE molto complicate e la tengono tantiiiiissimi minuti.
Dopo aver dimostrato la sua scocciatura verso la signora al telefono con smorfie buffe che mi divertono molto, Carmen accende il cervello e su un pezzo di carta scrive indirizzo e numero di telefono. La saluto ed esco.
Mi incammino verso la macchina con la sensazione che sarà più difficile del previsto. Il parcheggio facile mi aveva illuso.
Rammento che un’amica di Saluzzo ha recentemente dato le dimissioni, cosí le chiedo e lei mi indirizza verso la Confagricoltura, assicurandomi di aver fatto tutto lì molto in fretta.
Mi incammino felice, sicuro di essermi scampato il viaggio a Bra. Salgo e parlo con un’altra signora alla scrivania che chiamerò Bernardina.
Racconto a Bernardina la mia buffa storia: Dimissioni-Patrono-CGIL-Alpini-CISL-Carmen.
“Ma noi trasmettiamo solo le domande, lei deve averla già fatta e noi la trasmettiamo.”
“Ma se 6 mesi fa alla CGIL sono entrato e han fatto tutto loro, sapevano anche la storia dei preavvisi, dei giorni…”
“Alla CGIL sapranno tutto, noi trasmettiamo solo per via telematica.”
“Infatti io devo fare la procedura telematica ma avevano fatto tutto loro!”
“Eh ma noi non sappiamo dei contratti delle procedure, noi trasmettiamo solo.”
È un dialogo tra sordi, Berdardina mi percula. Mantengo la calma e la saluto.
Bestemmia agricola.
Decido di andare a Bra, ma a questo punto visto che sono tesserato tanto vale andare alla CGIL a Bra.
Chiamo prima.
Mi risponde una signorina gentile che chiamerò Mariangela, e mi dice che alla CGIL a Bra per oggi le dimissioni le fanno solo di pomeriggio.
Bestemmia pomeridiana.
“Ma quindi c’è qualche sede CGIL dove posso andare e dove fanno le dimissioni QUESTA MATTINA?!”
“C’è Savigliano! Ma chiami prima, chè non si sa mai.”
Evviva! Savigliano! È anche vicino. Lancio un bacio virtuale a Mariangela e cerco il numero di Savigliano e chiamo.

10:10
Mi risponde un signore che mi conferma che a Savigliano dimettono, che posso passare quando voglio.
“Dove siete?”
“Corso Roma, di fronte al Comune.”
“Che numero?”
“29, di fronte al Comune.”
“Di fronte al Comune?”
“Si, interno cortile.”
“…”
“Di fronte al Comune.”

Evviva. Vado verso la macchina e mi rendo conto che nemmeno l’avevo chiusa. La giornata promette malissimo.
Navigatore verso Savigliano, corso Roma. Arrivo e c’è il mercato.
Bestemmia merceologica.
Giro per cercare un parcheggio ma nulla. Trovo posto solamente sulle strisce della fermata dei bus, dove altri 15 hanno parcheggiato, e chi sono io per giudicarli?
Mi ci metto, altro parcheggio in retro, altra prestazione maiuscola, mi dò una pacca sulla spalla, mi stringo la mano, e mi dò anche un bacino sulla guancia.
Scendo e vedo il comune, guardo di fronte, c’è un cortile, entro. Esce uno in pigiama che dà da mangiare al gatto. Ero al 31. Vado al 29 e salgo.
Mi accolgono cordialmente, mi fanno attendere il mio turno, un altro sta dimissionandosi.
Mi sento a casa, ecco perché ho scelto CGIL, perché loro le dimissioni le sanno fare, anche al mattino, anche senza fogli inventati all’ultimo. W la Camusso! W Cofferati! W il sindacato! W il Duce!.

10:40
È il mio turno: entro e mi accoglie l’unica vera eroina di questa tragedia, una signora gentile e premurosa sulla quarantina (forse di più ma io dico quarantina perché se dovesse leggere voglio che si senta felice) che chiamerò Gioia.
Racconto a Gioia Dimissioni-Patrono-CGIL-Alpini-CISL-Carmen-Bernardina-Mariangela-Il Comune-Il cortile.
Cominciamo.
Gioia mi elenca l’occorrente per una buona dimissione:
– Carta d’identità;
– Codice Fiscale;
– Busta Paga;
– Tessera CGIL.
Ho tutto, ci siamo!
“È sposato?”
Ma che ci stai provando? Va bene Gioia, se mi fai dimettere mi concedo con piacere.
“No.”
“Ha figli?”
“Sí, una.”
“Quanti anni ha?”
Ma che cazz…???
“2 anni e mezzo?”
“…è sicuro?”
Sono sicurissimo ma ora ho dubbi anche sulla mia progenie, forse 2 e mezzo non è la risposta esatta.
“Si, è nata a febbraio 2015 quindi ha 2 anni e mezzo. Perché? Cosa C’entra?”

Questo è il Cliffhanger (la svolta senza senso) definitivo:

“Chi ha figli riconosciuti con meno di 3 anni deve fare le dimissioni protette, deve recarsi all’ispettorato di Cuneo.”

2 e mezzo era la risposta sbagliata.

“A Cuneo è tutto chiuso per il Patrono…”
“Il più vicino è ad Asti.”
Bestemmia del Palio.
11:10
“Io peró 6 mesi fa mi sono recato a fare le dimissioni alla CGIL a Cuneo, con mia figlia, e non mi hanno detto nulla e in 20 minuti han fatto tutto!”
“Allora quelle dimissioni potrebbero essere nulle.”
“…”
“…”
“Scusi ma in che senso, cosa vuol dire? Non lavoro più là da 6 mesi, mi hanno liquidato TFR, lavoro in un’altra azienda, per essere assunto dove sono ora mi sono iscritto a Garanzia Giovani e per iscrivermi sono andato al centro per l’impiego ad attestarmi come disoccupato, ci ho passato tutta la mattina, avevano la rete lenta. Cosa comporta? Cosa vuol dire?”
“Potrebbe essere falso in atto pubblico.”

Voilà, al gabbio, già mi immagino a S. Vittore a giocare a carte con Corona, Olindo, Rosa e la Franzoni.
Una vita rovinata per aver detto di essere disoccupato quando non lo ero. Mi viene in mente Don Raffaè, ma il caffè mi fa cagare e non mi consola, torno sulla terra, penso ad Amanda Knox e cerco di passare avanti.
“Quindi io devo andare all’ispettorato ad Asti ora?”
Gioia a questo punto sale di livello, super Sayan, percepisco la sua Aura.
Chiama l’ispettorato di Asti, stampa moduli con procedure, stampa fac-simili, compila una domanda di dimissioni, stampa la ricetta della carbonara ma soprattutto litiga un po’ con quella dell’ispettorato di Asti.
Una lotta fra burocrati: Son-Goku-Gioia è al telefono con quella che chiamerò Rosaria, la Freezer del Monferrato.
Mette giù e mi pianifica tutto: devo mandare via fax le dimissioni che mi ha compilato, magari al tabacchino sotto e poi andare ad Asti.
Infama gentilmente Rosaria, sostiene che non sapeva le procedure (la peggiore onta per una burocrate).
Guardo quanto ci vuole per andare ad Asti: 60 minuti.

11:30
“Bisogna fare in fretta perché ad Asti chiudono alle 13:00.”
Bestemmia generica.
Devo mandare un fax e poi andare ad Asti. Impossibile.
“Rosaria sostiene che può anche andare la prossima settimana, che non cambia nulla, basta la comunicazione, anche via fax.”
Non mi fido di Rosaria e ormai è diventata una questione di principio, una sfida tra me e la burocrazia.
“Guardi, vado ad Asti, tanto ormai che sono a spasso almeno chiudo la questione.”
Non mi fiderei di lasciar così appese le dimissioni nemmeno fosse Mattarella a garantire. Nemmeno fosse il Papa. Nemmeno fossero il Papa con Mattarella con firma congiunta su ceralacca e bacio accademico.
Alla fine Gioia Sayan mi concede di mandare il fax dalla loro sede, ma non so il numero di fax e chiamo la titolare di lavoro B. Dialogo breve e surreale.
Fatto tutto, ringrazio Gioia, prendo mille fogli e parto.
Torno al parcheggio abusivo, imposto il navigatore: corso Dante 29, Asti.

Sono le 11:52 e il navigatore dice che arriverò alle 12:50.
Dovrò correre come più della gazzella. Non ne sono in grado.
Parto, faccio 50 metri e il navigatore mi dice di girare a sinistra dove il passaggio a livello si è appena chiuso.
Bestemmia ferroviaria.
Chiedo a una milf in bicicletta se ci sono altri passaggi tipo ponti e mi indica il ponte che c’è a pochi metri sopra la mia testa.
Vado ma il navigatore mi dice di non fidarmi del ponte, proseguo a cazzo per qualche metro.
Altro passaggio a livello, questo aperto, ho molta paura ma passo lo stesso e dopo poco esco da Savigliano.
Perdo già 4 minuti, arriverò alle 12:54.
A questo punto ci vuole di più: ci vuole della musica che mi pompi.

Prog.
Van Der Graff Generator, passo.
I Giganti che parlano di Mafia, passo.
I Delirium con Fossati, Jehsael na na na na na, passo.
Gli Yes, no, gli yes no, gli yes proprio no. No, non gli yes.
I Kansas, l’album con Pilgrimage. Deciso.
C’è un traffico della madonna.
Dopo poco mi rendo conto che il prog mi distrae: mi serve qualcosa che non impegni i neuroni, devono essere tutti dedicati alla guida.
La soluzione è Max Pezzali.
Tutto Max.
Via.

“ROTTA PER CASA DI DIIIIIIIIIO”
E anche la radio mi prende per il culo.
Max fila, il traffico meno, divento istantaneamente fan del trasporto su ferro e della TAV.
Mi viene in mente che forse il navigatore non sa che è crollato un ponte a Fossano e che potrebbe farmi passare da lí. Controllo: niente Fossano ma sí autostrada.
Autostrada. Pedaggio.
Pedaggio. Bancomat.
Mi ricordo che il bancomat non funziona in autostrada da quando l’ho cambiato.
Contanti.
Controllo il portafoglio perché mi ricordo di aver speso gli ultimi 5 euro per una pizza la sera prima.
Nel portafoglio ci sono 2,65€ e 27mila gettoni delle giostrine dell’Auchan, non so se bastano.
“CON UN DEEECA NON SI PUÒ ANDAR VIIIIA!”
Bestemmia numismatica.

Non posso permettermi di farmi picchiare dal casellante, nemmeno un inseguimento post rottura del palo del casello, arriverei dopo le 13:00.
Devo prelevare.
Dove trovo una banca su questa statali imbottite di Tir?
Sono nei pressi di Cherasco e passerò da qualche comune, mi sporgo per vedere se ci sono bancomat a bordo strada, ho bisogno del navigatore e non posso usare il telefono per la ricerca di bancomat. Sono fregato ma i santi patroni mi assistono: si staglia magniloquente sulla sinistra la grandiosa sede della BCC di Cherasco, lode a lei.
Cerco di infilarmici ed il traffico mi fa perdere tempo.
Parcheggio, corro.
Il bancomat è fuori uso.
Combo di bestemmie.
Devo entrare in banca, corro poi smetto perché ho paura che la guardia spari a vista a chi corre.
Altro bancomat.
Prelevo.
Corro in auto, schivo i colpi di rivoltella. Riparto.
Ora di arrivo prevista 13:02.
Merda.

Continuo in questo tragitto assurdo Roddi-Verduno fatto di strade brutte e tornanti e Tir che ti vengono addosso facendo tornanti mentre canto con Max a squarciagola “Nord-Sud-Ovest-Est” e mi vergogno di me stesso.

12:30
A questo punto mi pare saggio chiamare l’ispettorato e pregare di aspettarmi.
Entro in una specie di statale.
Entro in una specie di autostrada.
Leggo il numero sul foglio che Gioia mi ha preparato mentre guido a tavoletta (per gli amici della stradale in ascolto: tavoletta significa 5 km/h sotto il limite consentito) e uso il vivavoce.
Chiamo pensando di dover pregare o di fare la vittima mettendo in mezzo mia figlia e la prospettiva di perdere il lavoro e di finire in mezzo alla strada.
Suona per una vita, sudo.
Sudo perché fa un caldo pazzesco.
Rispondono.
“Salve, devo dare le dimissioni perché a Cuneo c’è il Patrono, sono in autostrada, arriverò verso le 13:10, non è che potete aspettarmi?”
Risponde un signore gioviale che chiamerò Gioviale:
“Ma certo! Siamo qui fino alle due, sicuro che c’è qualcuno che mangia dentro.”
“Perfetto! Arrivo!!”

“BASTA UN GIORNO COSÌ A CANCELLARE 120 GIORNI STRONZI EEEEEE”
Proseguo il mio tragitto con Max che mi fa sognare e quasi quasi mi sembra persino di essere a Pavia.

Pago l’autostrada. Quanto costa?
2,50 €.
“…”
“Introdurre il denaro o la tessera.”
“…”
“…”
“…”
“Arrivederci!”
“QUANDO TORNI A CASA ALLE SEI!”

Non ho più parole, sono vittima o eroe di questa giornata?

“S’INKAZZA, S’INKAZZA”

Rinfrancato da Gioviale arrivo in Asti alle 13:05, traffico assurdo, caldo bestiale.
Ormai mi aspetto che ci sia il palio proprio qui ed ora.
Mi oriento bene.
Ad Asti ci ero stato solo una volta: all’Adunata degli Alpini 2015.

Spengo Max.
Parcheggio nella caldissima e cementosissima piazza del palio e proseguo a piedi.
Il navigatore se vado a piedi sbabbia.
Vado a naso.
Trovo Corso Dante: tra Corso Raffaello e Via Marco Polo.
15…17…17b…21…25…27…29!
Targa in bronzo, ispettorato primo piano.
È chiuso azz… mi puzza.
Entro e luci soffuse, paurissima.
Sento un vociare. Due anziane parlano, cioè una saluta di quei saluti che durano 15 minuti e l’altra se ne sbatte.
Velocissimo io: Dimissioni-Patrono-CGIL-Alpini-CISL-Carmen-Bernardina-Mariangela-Il Comune-Il cortile-Gioia-Max-Cherasco-Pedaggio-Asti.
Mi accompagna in una stanza dove ci sono due donne, una che si inkazza perché interrompo il suo pranzo (che chiamerò scorreggia), un’altra si rivela essere Rosaria.
Sparo di nuovo il mio Dimissioni-Patrono-CGIL-Alpini-CISL-Carmen-Bernardina-Mariangela-Il Comune-Il cortile-Gioia-Max-Cherasco-Pedaggio-Asti-Saluti.
Rosaria e la Scorreggia scocciatissime. Chiedo fintissimamente scusa anche se vorrei mandarle affanculo da qui alla Camusso.
Rosaria mi critica Gioia, rea di avermi fatto correre fino a qui inutilmente che potevo fare tutto un altro giorno.
Come un verme scarico tutto su Gioia, anche se la corsa l’ho voluta fare io perché non mi fidavo né di Gioia né di Rosaria ma nemmeno della Camusso.
Procediamo con Scorreggia che piange miseria e si mangia cose non identificate alla scrivania, nel frattempo giunge una nuova collega con il solo scopo nella vita di lamentarsi del mio ritardo.
Non dico nulla se non SANTO PATRONO CUNEO.
Rosaria procede, 5 minuti e abbiamo finito.
Chiedo anche se sa dirmi se le mie dimissioni di marzo le risultano valide e se andrò in galera.
“Vada poi all’ispettorato di Cuneo a chiedere”.
Non reagisco, sorrido, quando e se uscirò di galera e la mia vita sarà ormai compromessa verrò ad Asti e farò una strage a cavallo degli asini del palio di Alba.

Sfatto e distrutto saluto ed esco.
Bestemmia di gioia.

Finalmente sono senza lavoro!

Conclusione

13:20
Ho fame.
Mangio una pizza.
Finisco e risalgo in macchina per tornare a lavoro, mi aspettano 90 minuti di viaggio e 70 km.
Arriverò a lavoro alle 15:30 con sole 6 ore di ritardo e dopo 194 chilometri percorsi.

In auto lascio Max per pigrizia e per riconoscenza.
Emozioni variegate.
“TI RICORDI QUELL’ESTATE”
Emozioni variegate tristi.

Ringrazio il mio vizio di fare spesso il pieno.
A 2 km dall’arrivo parte Jolly Blu, degna conclusione di una giornata complessa.

“JOLLY BLUE
la sala giochi
JOLLY BLUE
piena di giochi”

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